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STUDIO SU PICCOLI RITI – JULIE ANNE STANZAK

Nel 1973, a Wuppertal, in Germania, nasce il Tanztheater Wuppertal. Il nome della compagnia, che include il termine “Tanztheater” (in italiano “teatrodanza”), è stato fondato da un gruppo di coreografi, tra cui spicca il nome più noto di Pina Bausch. Il termine indica progetti artistici che si differenziano dalla danza classica e moderna, includendo elementi recitativi teatrali e con l’intenzione di produrre opere con precise finalità drammaturgiche. Oltre alla percezione corporea che il danzatore dovrebbe acquisire fin dai primi tempi, Pina Bausch richiede ai membri della compagnia un’interpretazione personale del movimento, sostenuta dalla contrapposizione tra fragilità e forza. In questo luogo di ricerca artistica, nel 1986, Julie Anne Stanzak, danzatrice di danza accademica, partecipa a un provino con la compagnia che le permetterà di lavorare con Pina Bausch in modo permanente, partecipando alle opere più note e continuando a lavorare con la compagnia ancora oggi.

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Incartati di Rifili

Incartati è una miscela dinamica di scenette danzate e recitate le quali, condensate in un formato teatrale di media durata, esplodono una dopo l’altra in rapida successione. In scena Filippo Bandiera e Riccardo Maffiotti, compagni nel lavoro e nella vita, che l’hanno scritto e interpretato. Li abbiamo visti durante le prove a porte aperte nella sala ballo del Teatro Carlo Felice di Genova, che ha concesso una residenza ai due attori. Il tema portante del lavoro, affidato al duo direttamente dalla committente (la direttrice del Kultunaum Rosenhof di Wiesental, Pilar Buira Ferre, che lo ha appositamente voluto per il suo festival Tanz.Kultur.Dialog), riguarda gli “strati dell’esistenza”.

La tematica, squisitamente tedesca, è trattata con un consapevole mix di teatro danza e teatro di prosa. Lo stratificarsi della personalità umana è fotografato dagli autori nella sua dimensione intima e quotidiana, fra abitudini, ansie, e scatti d’ira da cui siamo tempestosamente abitati. Le coazioni a ripetere che nella foga della vita contemporanea riempiono le nostre azioni accumulandosi l’una sull’altra senza tregua, rendono vani i nostri più nobili tentativi di riflessione personale.

Con sapore tragicomico lo spettacolo alterna momenti cabarettistici a dialoghi decontestualizzati, silenzi musicali ad azioni mimate, il tutto intervallato dall’apparizione di due signorine, le infermiere della drammaturgia, pronte ad intervenire ogni qualvolta i personaggi si dovessero incartare, appunto, senza possibilità di procedere oltre. Gli sketch si perdono l’uno dentro l’altro, senza lasciare una traccia definita nella memoria dello spettatore, esattamente come la moltitudine di immagini, informazioni, e attività che ognuno di noi incontra e realizza quotidianamente. Nella confusione interiore ogni tentativo di riesumare un affetto, un sentimento, un significato, viene puntualmente schiacciato sotto il peso insostenibile della velocità.

Un duo agrodolce, senza pretese, che attraverso la leggerezza delle diverse scene e scenette restituisce una fotografia tristemente realistica della vita contemporanea.