Archivi tag: Teatro Gobetti

Felicita è diventata adulta

“Signorina Felicita, è il tuo giorno!

A quest’ora che fai? Tosti il caffè?

E il buon aroma si diffonde intorno?

O cuci i lini e canti e pensi a me,

all’avvocato che non fa ritorno?

E l’avvocato è qui: che pensa a te.”

 

 

Guido Gozzano I colloqui

 

Lo spettacolo teatrale di Lorena Senestro ispirato a La signorina Felicita ovvero la Felicità opera del poeta Guido Gozzano è un’interessate rielaborazione della storia che conosciamo. Il protagonista della vicenda, il poeta-avvocato immerso nella vita cittadina e frenetica incontra Felicita, una donna semplice con occhi “di un azzurro stoviglia” e che proprio grazie a queste qualità autentiche pone le basi della sua strana e sottile seduzione che raggiunge il cuore del protagonista. L’infatuazione però durerà poco. L’avvocato sarà costretto a tornare in città abbandonando la ragazza e rendendosi conto di avere egli stesso recitato una parte pensando di migliorare la sua vita insieme a lei. Il personaggio di Felicita ci affascina e conquista Gozzano che si immedesima nella figura dell’avvocato e nell’ammirazione di questa ragazzina impaurita che diventa musa ispiratrice dell’autore “tu non fai versi, Tagli le camicie per tuo padre…”.

02_foto-prove-la-signorina-felicita_ph-andrea-macchia

 

Il sipario si apre mostrando una Felicita sola insieme al fantasma del padre che le racconta le favole e canta con lei. Rinchiusa in una casa in cui gli oggetti diventano giganteschi, forse allusione a quel mondo “alto” di feste e cerimonie che tanto ha desiderato, ma mai ottenuto riservandosi la parte di mera osservatrice. In mezzo a questi oggetti si muove come una moderna Alice nel paese delle meraviglie cercando di trovare un senso a tali simboli che caratterizzano così tanto il suo passato. Sedie altissime e sottili che alludono forse anche alle forme allucinate di Dalì accentuando il contrasto tra robustezza e fragilità che è poi il binomio presente nell’animo di questa donna forte e ambiziosa ma non abbastanza coraggiosa da prendere in mano la sua vita.

Felicita non è più la ragazza ingenua e debole che ci saremmo aspettati in una versione più tradizionale e vicina al punto di vista di Gozzano, ma nella versione della Senestro una donna moderna che ha capito di essere stata intrappolata in un mondo che non le appartiene. Come se il messaggio stesso del testo di Gozzano, si ribellasse a quello dell’autore dicendo: ecco qui la donna moderna, consapevole e indipendente.

La recitazione di Lorena Senestro alterna momenti di follia a momenti di lucidità dove l’essenza vera del personaggio si manifesta per esempio quando vediamo la donna arrampicarsi su una gigantesca sedia e perdersi nel ricordo del primo e unico bacio dato di nascosto al suo Guido. Momento che mi ha emozionato molto nella descrizione così puntuale delle sensazioni spirituali e fisiche che si provano a baciare qualcuno.

Nel complesso uno spettacolo ben recitato dall’ attrice protagonista, affiancata in alcuni brani da Andrea Gattico che offre allo spettacolo un interessante scambio di suggestioni musicali, canore e teatrali. La presenza quasi solitaria della Senestro inizialmente mi ha fatto pensare che potesse risultare ripetitivo per il pubblico. Ma la Senestro supera la prova mostrandoci i frutti del lavoro attoriale di un’interprete che ha studiato da auto-didatta e che dunque merita lode nel risultare più vera di alcune attrici che possiamo vedere a teatro, uscite dalle migliori scuole ma che poi risultano fredde in scena.

Man mano che lo spettacolo entra nel suo culmine lo spettatore viene ipnotizzato dall’inafferrabilità di questo personaggio seppur di animo così semplice.

Quella che ci viene rappresentata è la triste storia di una donna che ha perso le sue ambizioni e si sente chiusa in un mondo preconcetto dove ogni cosa è un rituale da ripetersi e ci affascina perchè dopotutto ci riguarda da vicino, nella nostra corsa contro il tempo a cercare una risposta che forse non arriverà, sempre in bilico per citare le parole dette dalla Senestro: “Tra la morte e la felicità!”.

 

Linda Borello

 

 

La signorina Felicita ovvero la Felicità

18-30 ottobre 2016

uno spettacolo di Lorena Senestro

con Lorena Senestro e Andrea Gattico (pianoforte)

progetto scenografico Massimo Betti Merlin, Francesco dell’Elba

luci Francesco dell’Elba

regia Massimo Betti Merlin

Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale

Teatro della Caduta

 

 

 

 

 

 

 

La signorina Felicita ovvero la Felicità

Nel cartellone del Teatro Stabile di Torino troviamo collocato dal 18 fino al 30 ottobre, sul palco del Teatro Gobetti, lo spettacolo La signorina Felicita ovvero la Felicità dedicato al centenario della morte di Guido Gozzano.

L’attrice dello spettacolo è Lorena Senestro, fondatrice assieme a Massimo Betti Merlin del Teatro della Caduta, che ha messo in scena un monologo in cui lei ci restituisce la propria lettura e interpretazione del personaggio di Felicita, accompagnata da Andrea Gattico al pianoforte.

Gozzano, come è noto, è un poeta italiano associato alla corrente del crepuscolarismo, caratterizzata da compianto e perenne insoddisfazione. In un primo momento egli si forma emulando D’Annunzio e studiando Carducci, in seguito con la scoperta di Pascoli si avvicina alla poetica delle “buone cose di pessimo gusto” che lo porteranno a uno stile personale malinconico e dedito alla ricerca di felicità nelle cose semplici e antiche. Gozzano era caratterizzato da una grande ironia e rappresenta una nuova sensibilità novecentesca.

Lorena Senestro ha condotto uno studio approfondito su Gozzano ed è giunta alla conclusione che la sintesi più completa del suo stile è contenuto nel poemetto La signorina Felicita ovvero la Felicità. La vicenda narra il ricordo di una giovane fanciulla di campagna di cui Gozzano rimase affascinato per la semplicità con cui conduceva la sua vita. Immersa in un arredo antico, lei che ha fatto la seconda classe e non medita di filosofia, ci viene presentata bruttina ma amabile. Con ironia Gozzano ce la presenta come una donna capace, forse, di fargli dimenticare la vita da intellettuale e finalmente avvicinarlo alla vita vera, alla moneta e al bisogno. Pare certo che lo farebbe più felice di qualsiasi donna da rivista. Però poi Guido parte per le Indie e non fa più ritorno dalla sua signorina. Il personaggio è realmente esistito e Gozzano l’ha romanzato.

“Sto meglio anche perché sono innamorato! Di una donna che non esiste, naturalmente! La signorina Domestica. Una deliziosa creatura provinciale, senza cipria e senza busto, con un volto quadro e le mandibole maschie, con un nasetto camuso sparso di efelidi leggere, due occhi chiari senza sopracciglia, come nei quadri fiamminghi; non ridete, amica! (…) È strano ch’io mi sia così cerebralmente invaghito di costei, mentre ho ancora nella retina la vostra moderna figura di raffinata. Forse è una reazione, una benefica reazione…”
(Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti, Lettere d’amore)

07_foto-prove-la-signorina-felicita_ph-andrea-macchia_6972Partendo da questo spunto, Lorena Senestro ha raccontato durante un’intervista di essersi immedesimata nella signorina decidendo di infrangere il cliché di campagnola ingenua e rappresentando una donna affine al poeta, assai romantica, che vuole piacere ed è convinta dei sentimenti di Gozzano. Ha portato in scena una Felicita oramai anziana, in attesa perenne del ritorno dell’avvocato poeta, che ripercorre i ricordi come in una specie di sogno, ancora bloccata dalle promesse e alternando momenti di leggerezza ad una grande sofferenza. Distaccandosi dalla realtà riesce a rimanere sempre la signorina vivace che ci ha presentato Gozzano ma a questa vivacità si alternano momenti di lucidità in cui la protagonista realizza di essere sola e di aver perso il padre, Maddalena e il suo avvocato. Il monologo ripercorre tutto il poemetto, citando fedelmente le rime del poeta.

Il tutto si ambienta nel “salottino in disuso”, reso scenograficamente da cornici che rimandano alla rimembranza, “le piccole cose” come un tavolo ed una sedia di dimensioni gigantesche, una grande cornice che contiene il ritratto della Marchesa e il piano suonato costantemente da Andrea Gattico.
Lo spettacolo è contraddistinto da un connubio estetizzante di immagine e suono. L’andamento musicale è connesso al dialogo ed è stato composto durante le prove, inoltre l’uso delle luci è di fondamentale importanza e dà il senso di un tempo scandito. Le luci partecipano anche a proiettare ombre su tre teli posti sui lati e sul fondo della scena, rendendo il tutto più dinamico e facendoci intendere che retrostante allo spazio del salotto c’è anche la presenza del giardino di Villa Amarena. A ciò si unisce un arricchimento del testo con l’uso di espressioni dialettali piemontesi, lingua antica cara all’attrice e ricollegabile all’uso di costruzioni sintattiche piemontesi in Gozzano.

La compagnia del Teatro della Caduta è riuscita a consegnarci un adattamento che ci immerge in un’atmosfera onirica, facendo arrivare agli spettatori emozioni che hanno la capacità di commuovere.

Andreea Hutanu

La signorina Felicita ovvero la Felicità
Uno spettacolo di Lorena Senestro
Con Lorena Senestro e Andrea Gattico (pianoforte)
Progetto scenografico Massimo Betti Merlin, Francesco dell’Elba
Luci Francesco dell’Elba
Regia di Massimo Betti Merlin
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale Teatro della Caduta

Finta felicità, per la signorina Felicita

Ha debuttato martedì 18 ottobre, e sarà in scena fino al 30 ottobre,  il primo spettacolo della stagione del Teatro Gobetti: LA SIGNORINA FELICITA OVVERO LA FELICITA’ . Uno spettacolo di  e con Lorena Senestro, che vede la collaborazione tra il Teatro Stabile di Torino e il Teatro della Caduta.

A cent’anni dalla morte dell’autore, Guido Gozzano, Loredana senestro porta in scena una versione molto personale della breve e malinconica biografia dello scrittore piemontese. Tutto in una rappresentazione dall’ambienatazione onirica e che richiama il mondo delle meraviglie di Alice. Un tavolo sproporzionato sotto cui Felicita ci passa come fanno i bambini, un pianoforte, cornici sospese, un01_foto-prove-la-signorina-felicita_ph-andrea-macchiaa sedia alta giusta per arrivare al tavolo, tazzine e tazze in frammenti. Tutto sinonimo di un’esistenza passata nell’illusione di una promessa di vita, al fianco di un Guido malato, che non potrà mantenere le sue promesse. Una signorina che invecchia, pur mantenendo l’innocenza e la felicità di una bambina. Vediamo i problemi, gli intrighi amorosi, il rapporto col padre di Felicita che crescono ma rimangono sempre con un qualcosa di infantile, sottolineato dalla scenografia.

Ad accompaganre tutto lo spettacolo sono le musiche suonate in scena al pianoforte da Andrea Gattico,pianista da tabarin torinese, che incarna il Padre di Felicita, ma più con la voce che con il corpo.
I tre lunghi teli riescono a trasportarci in quel mondo “…un po’ ammuffito di una vecchia casa di 100 anni…”.
La Senestro è molto convincente nella sua interpretazione, più nei momenti di sconforto e di semi-pazzia che nei momenti di pura realtà. Appare molto felice nei momenti di discussione tra Felicita e il Padre. Unica pecca, che fa calare a tratti l’attenzione di chi assiste, sono le poche variazioni di voce che a tratti caratterizzano i monologhi per la monotonalità.
Molto intenso è il finale, che crea una sorta di girotondo mai destinato a finire, e piuttosto a ripetere il continuo scorrere del tempo bloccato nei ricordi. Un’attesa della stessa Felicita che non si rassegna al passare del tempo e alla sua solitudine.

Massimo Betti Merlin e Lorena Senestro sono gli animatori di una delle più interessanti esperienze off nazionali, il Caffè della Caduta, un piccolo spazio teatrale dove pubblico e artisti si incontrano prima e dopo gli spettacoli, condividendo informalmente lo spirito del teatro.

Elisa Mina

LA SIGNORINA FELICTA OVVERO LA FELICITA’
regia
Massimo Betti Merlin
spettacolo di Lorena Senestro
con Lorena Senestro e Andrea Gattico(Pianoforte)
scenografia Massimo Betti Merlin, Francesco dell’Elba
luci Francesco dell’Elba

UN MAGO D’ESTATE

 

Un mage en été, una visione di suoni onirici.

un mage en ete

Già presentato nel 2010 in occasione del Festival d’Avignon, Un mage en ètè di Olivier Cadiot con la regia di Ludovic Lagarde ha fatto la sua prima e unica tappa italiana al  Gobetti di Torino, città perfetta per ospitare il “mago” francese Laurent Poitrenaux e il suo vortice di sensazioni e idee, per il Festival delle colline torinesi.

14_MAGE_EN-2

Si spengono le luci , il sipario si apre. Solo sul palcoscenico, un insolito mago vestito di bianco inizia un monologo che è poesia.  Ho un occhio puntato ai sopratitoli e l’altro verso Laurent Poitrenaux, e ciò che vedo è un mago moderno, una macchina teatrale.

Il mago Robinson vive chiuso in una stanza che è il suo mondo, si costruisce tutto solo la sua isola interiore, la sua vita quotidiana. È un susseguirsi di visioni da sogno, di”rumori bianchi”che rilassano ma non fanno addormentare, dettagli uditivi con articolazioni pop-elettroniche che non so dire da dove provengano ma creano effetti lontani. Robinson condivide con noi il fuoco di emozioni che si scatenano al ricordo di una ragazza X che lui vede distesa beata nella natura illuminata da un sole forte, fino al loro incontro e a un bacio. Adesso vede una nave vichinga e rumorosa, ora vede Nietzsche giocare a golf e ha una voce robotica e distorta che mette quasi paura. Poi chiude gli occhi: è un cantante sott’acqua, si crea uno pseudonimo accattivante.

Non ci sono trucchi di magia da tenere nascosti, Robinson è un mago di percezioni legate a immagini che invadono lo spazio in un turbine di forme geometriche. Sta comprendendo le cose del mondo, le vive dal suo punto di vista, e lo fa con umorismo.

Questo testo di Oliver Cadiot ha una forma ciclica, è il serpente che si mangia la coda, una rinascita. Quello che egli vede lo ha già visto, è un infuso di nostalgia, felicità, rabbia. E’ una meditazione sul potere del pensiero.Un mago d'estate

Il colore verde con le sue tonalità è ricorrente per tutta la durata dello spettacolo: dalla visione della ragazza nella natura, fino all’epilogo quando lui stesso torna giovane  e rannicchiato, “sott’acqua nato”.

Buon teatro e buona magia a tutti!

Alessandra Pisconti

di Olivier Cadiot regia Ludovic Lagarde

con Laurent Poitrenaux scenografia Antoine Vasseur luci Sébastien Michaud costumi Fanny Brouste immagini/visual design Cédric Scandella drammaturgia Marion Stoufflet applicazioni informatico-musicali Ircam/Grégory Beller suono David Bichindaritz coreografie e movimenti Stéfany Ganachaud video Jonathan Michel codice creativo Brice Martin Graser

produzione La Comédie de Reims Centre Dramatique National coproduzione Festival d’Avignon, Ircam/Les Spectacles Vivants – Centre Pompidou, Centre Dramatique National Orléans/Loiret/Centre con il sostegno di Région Champagne-Ardenne il testo Un Mage en été è pubblicato dalle edizioni P.O.L

traduzione Gioia Costa per il Festival delle Colline Torinesi