“Il grande male del mondo è il Disagio, che abolisce la Bellezza e abolisce la bellezza della Diversità.” Così ha dichiarato Barbara Altissimo della compagnia LiberamenteUnico, durante il dibattito alla fine dell’evento speciale ospitato nella quinta edizione del Torino Fringe Festival. È però solo una delle tante stimolanti riflessioni che hanno concluso la serata di martedì 16 maggio alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, serata dedicata alla proiezione di due opere video. L’obiettivo era quello di mostrare al pubblico gli “invisibili”, le persone che la società emargina facendole scomparire agli occhi, di mettere in luce quelli che normalmente passano inosservati. Ma farlo senza cedere alla retorica.
Il primo dei due video, il documentario Dust – The wanted life di Gabriele Falsetta, ha mostrato come la città di Torino si sia dimenticata per anni di bambini che, rinchiusi tra le mura dell’ospedale Cottolengo per essere stati colpiti in tenera età da qualche disturbo mentale, hanno avuto l’unico desiderio di poterne uscire, un giorno. Con questa speranza, di anni ne sono passati fin troppi, tanti da far appassire quei sorrisi gioiosi e infantili. Nessun principe azzurro è arrivato a salvarli come nelle fiabe, ma qualche anno fa si sono ritrovati a far parte di questo documentario grazie a delle volontarie molto determinate che videro in questo progetto una vera “battaglia per la dignità”. Il documentario, tratto dal progetto teatrale POLVERE e prodotto da Kess Film e Frömell Films Production, ha ottenuto segnalazioni e riconoscimenti.
Il secondo video, Uno studio per In Verdis, produzione di LiberamenteUnico e ideazione di Azul, ha come sottotitolo Appunti di viaggi, nella speranza che il prossimo anno il progetto iniziato possa avere un seguito. Il percorso iniziato quest’anno ha compreso non solo ragazzi disabili, ma racconti di adolescenti e non, ognuno con una propria lotta da combattere, cercando di mettere a nudo le proprie fragilità. Attraverso il teatro e il corpo i ragazzi hanno avuto modo di mettersi in rapporto con realtà diverse dalla loro e imparare dall’esperienza dei loro compagni. Un ottimo lavoro di condivisione e di rispetto verso l’altro. È un progetto di Formatico, in collaborazione con la Cooperativa Valdocco e a cura di Barbara Altissimo e Ivana Messina, ovvero le conduttrici di entrambi i percorsi che hanno anche partecipato al dibattito alla fine delle proiezioni insieme a Rita Fabbris dell’Università degli Studi di Torino, a Beppe Quaglia della Cooperativa Valdocco e ad alcuni giovani protagonisti del progetto In Verdis.
Spero si presenterà l’occasione di vedere in scena uno spettacolo realizzato da coloro che ne hanno fatto parte, per avere davanti agli occhi, in tutta la loro concreta presenza, quei volti, quei corpi e quei vissuti. L’intensità durante la discussione finale e l’emozione di tutti erano palpabili. Forse per chi, come me, non conosceva i protagonisti, sarebbe stato di impatto ancora maggiore poter conoscere più a fondo ciò che il video ha mostrato per accenni. L’idea che il diverso sia un problema da gestire e da guidare dall’esterno, ha provocato la falsa necessità di dover essere necessariamente tutti uguali, tutti “normali”. Queste testimonianze video, a parer mio soprattutto Dust, hanno voluto inquadrare il mondo che conosciamo da un’altra prospettiva: come se quello che, nella realtà di tutti i giorni, viene percepito come “sbagliato”, come un “errore”, avesse potuto finalmente mostrare il proprio, speciale, valore.
Alessandra Botta