Il mondo multimediale di Violet Louise
“All that we see or seem is but a dream within a dream”
Un sogno delirante, nella musicalità intrinseca delle parole taglienti di Edgar Allan Poe, quello in cui ci si inabissa con lo spettacolo Strange Tales.
Prodotto dal Festival di Atene e Epidauro 2018, dove ha riscosso grande successo, la performance multimediale è diretta e interpretata dalla greca Violet Louise, anche traduttrice, autrice della musica e della drammaturgia visiva e sonora, affiancata nel ruolo di protagonista da Aglaia Pappas.
Presentato martedì 4 giugno 2019 alla Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani in occasione del Festival delle
Colline Torinesi, si inserisce nel tema portante della ventiquattresima edizione, “Fluctus. Declinazioni del
viaggio”, come fenditura attraverso le più recondite paure ed angosce e i più inconfessabili desideri dell’animo umano in un cammino verso il buio eterno.
Il viaggio diviene sensoriale, in pieno stile postmoderno, in una sorta di dialogo inconscio, stimolato dall’impianto audio-visivo tra le cui varie postazioni Violet Louise si muove occulta, creando e dominando suoni e proiezioni, in una vera e propria bottega dell’ipnosi e dell’iperrealtà. La Louise agita i pensieri della
Pappas, che, costretta su una sedia a rotelle, è immobilizzata nella paralisi di sogni e ricordi che, dapprima più trattenuti e poi sempre più violenti, fuoriescono in un flusso incessante di parole, nella armonica traduzione greca dei poemi e racconti di Poe.
L’idea di partenza è sicuramente la fusione tra poesia e musica, tra parola e suono, da cui lo stesso poeta era sempre stato affascinato nelle sue sperimentazioni di scrittura ritmica. Indubbie le capacità artistiche di Violet Louise e la sua competenza in campo musicale e multimediale, che le permettono di erigere dal vivo,
in accordo con i due ingegneri del suono, degli autentici palazzi sonori e visivi, che si sgretolano e si ricompongono ad ogni movimento delle mani esperte dell’artista. Di intenso impatto espressivo anche la performance dell’attrice Aglaia Pappas, la cui voce suadente e piena di modulazioni riesce a farsi portatrice
del tormentoso mondo di Poe nonostante la barriera della lingua greca. Una lingua evocativa che reca in sé una componente arcaica, da cui spicca con frequente irriverenza la parola Thanatos, che risveglia nello spettatore un senso mitologico e viscerale.
Una rivisitazione in chiave moderna di Poe, quindi, che lascia forse un po’ perplessi proprio per la sua smania di modernità. L’obiettivo è certamente quello di creare un bagno di sensazioni in cui lasciare il
corpo dello spettatore libero di esplorare lo spazio, amplificando l’atmosfera terrifica dei racconti di Poe. Tuttavia ciò risulta in alcuni momenti quasi un voler ricalcare con mano robusta delle parole che
contengono già di per sé una carica tellurica, rischiando di sfiorare l’eccesso un po’ forzato.
Violet Louise, che si muove all’interno della scena come un fluido trasparente, insinuandosi di volta in volta
con la sua presenza e con le sue creazioni audio-visive in tutto lo spazio, dovrebbe fare da collante allo spettacolo, ma nella ipermodernità e asetticità del suo personaggio, sorta di fantascientifico creatore di allucinazioni, risulta a tratti di difficile approccio da parte del pubblico e non permette l’immersione
sopraffatta in quella realtà visionaria che vorrebbe creare.
Anche il canto dei poemi spezza in parte lo scorrimento della messa in scena, sortendo l’effetto opposto alla spinta travolgente di Poe: la melodia dolce e quasi cantilenante con cui sono intonate le poesie cozza con la cadenzata ritmicità intrinseca dei testi dello scrittore e forse, nel suo volergli affibbiare forzatamente un andamento altro, rischia di snaturarne l’essenza.
Sia la musica elettronica che le installazioni visive, nel loro esplicito intento di onirismo, si ha l’impressione contraddittoria che a tratti si delineino in qualche modo schematiche o slegate. L’orchestra multimediale tocca comunque momenti di grande suggestività, anche per la particolarità dell’impianto di strumenti musicali, dispositivi midi, telecamere e video, che suscitano interesse nel pubblico e fascinazione.
A discapito di una più trasportata immersione nel mare ipnotico concorre purtroppo
involontariamente la barriera della lingua e del sopratitolo, che costringe lo spettatore a uscire dalla scena
e concentrarsi anche sulla lettura del testo tradotto.
Uno spettacolo insomma dal grande potenziale espressivo, da vedere per poterne sperimentare la forza e l’efficacia, frutto della mente di un’artista di cui indubbiamente varrà la pena
seguire il futuro percorso.
Ada Turco
STRANGE TALES
di Violet Louise
regia Violet Louise
traduzione, musica, drammaturgia visiva e sonora Violet Louise
performers Aglaia Pappas, Violet Louise
sound design, studio produttivo Studio19
design luci Sakis Birbilis
video, sound Vasilis Kountouris (Studio 19)
sound design Kostas Bokos (Studio 19)
costume design Lilian Xydia
camera Studio19 (Vasilis Kountouris), Blaec Cinematography (Aris Pavlidis)
produzione Festival di Atene e Epidauro 2018